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      Ciò proviene da quell'alto grado di avvedutezza e di tatto sociale che distingue da tutti i bruti il gatto: il quale talvolta s'avanza franco e cordiale a provocare le carezze ruvide e pesanti d'uno sconosciuto che abbia cera da galantuomo; tal'altra batte il largo e sta guardingo, né si lascia per offerte o per moine avvicinare da chi dà il più lieve sentore di voler tendere una gherminella. Pare ch'ei legga nel cuore, e indovini le male intenzioni; e il solo vedersi molto desiderato senza un perché, gli basta per mettersi nel più alto grado di diffidenza. Peccato, che lezioni così chiare, giornaliere, domestiche, vadano perdute per l'umanità. Quale risparmio di guai dolorosi e di amari pentimenti, se tanti imparassero dal gatto ad essere cauti colle persone nuove, a non aprire il cuore al primo adulatore, a non far lega d'interessi col primo imbroglione che capita tra' piedi!
      Cresce il nostro piccolo amico tra le carezze e le premure della famiglia, delibando ottimi brodi, e gustando i più ghiotti bocconi appena che le forze dei denti e del ventricolo gliel permettono. Questo benessere fisico e morale sviluppa in lui i sentimenti dell'allegria e della giovialità, che coll'età adulta si modificheranno in placida e composta serenità di spirito conducente all'ozio e alla vita contemplativa. Vedetelo: egli si trastulla anche da solo, perché il gatto, d'ordinario, basta a se stesso. Un nastro che penda da una seggiola, una frangia, di coperta da letto, un gomitolo di refe mal custodito, tutto gli serve d'onesto passatempo.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98