Indifferenza del gatto per ogni avvenimentopubblico e privato
Il gatto, come dissi, né ubbidisce né comanda: perciò non s'immischia in nessun affare né pubblico né privato, a differenza del cavallo, del cane e d'altri animali domestici. Il cavallo cominciò una volta a lasciarsi tirare nelle battaglie, e d'allora in poi non potè più schivare la coscrizione. (Anche l'elefante anticamente esercitò l'arte della guerra, ma poi, divenuto forse troppo grasso, fu trovato invalido, e ora non ha altro talento che quello meschinissimo d'essere una bestia di gran talento: e quindi, celebre e inutile come un poeta, s'è ridotto nei casotti a servir di spettacolo alla gente che almeno una volta vuol vedere quel bestione). Il cavallo dunque prodiga la sua vita sul campo della gloria, mena i conquistatori in trionfo, s'impaccia di diplomazia e burocrazia, conducendo i ministri a corte, i deputati alle Camere, gli impiegati ricchi all'uffizio. Negli affari privati poi, dal cocchio del milionario al barroccino del medico di campagna, dall'ardente volteggiatore alla rozza sciancata, egli corre e suda per tutti, vi tira, vi porta, vi serve per ogni occorrenza della vita.
Il cane non ha per vero dire una parte diretta negli avvenimenti della patria; ma quel suo ficcarsi da per tutto e perfino in chiesa, quella specie di vita pubblica che mena per le piazze come gli antichi cittadini di Roma, quel correre tante volte serio e premuroso per le contrade come persona che non abbia un minuto da perdere in frivolezze: tutto ciò darebbe a credere che non si possa far nulla senza di lui.
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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano 1846
pagine 98 |
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Camere Roma
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