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      Egli dunque, sempre pronto per genio e sempre armato per natura, si dedica, secondo che occorre, alla caccia delle lucertole, dei rospi, delle talpe, dei piccoli conigli, degli uccelletti da nido, anche degli uccelli adulti che sorprende balzando fuori dai nascondigli, o astutissimamente insidia nelle gabbie. Ma la sua caccia prediletta, per la quale pare che tenga una vera missione dalla provvidenza, è quella del topo, a cui per odio ereditario ha giurato guerra implacabile, persecuzione a morte, sterminio. Dall'inesauribile pazienza, dalla perseveranza prodigiosa con che attende al varco la sua vittima può argomentarsi quanta sia in lui la feroce gioia dell'acchiapparla. Egli è capace di star là un giorno intero, una lunghissima notte, dimenticando fame, sonno, freddo, stanchezza, a far la sentinella a un bugigattolo, dal quale ha sentore che un momento o l'altro debba uscire la sua lepre: egli sta là fisso, immobile, nell'atteggiamento che precede al salto, collo sguardo cupo, vitreo, magnetico, che sembra evocare la preda colla attrazione del desiderio.
      Anche di notte, dissi: poiché il gatto, vero beniamino della natura, vede nella oscurità, per essere dotato di una pupilla mobilissima e maravigliosamente dilatabile, che sotto al baglior del sole si riduce a una fessura lineare, quasi microscopica, e nelle tenebre si dilata come luna piena, raccoglie in un foco tutti i raggi più deboli e impercettibili all'uomo, e li riflette dal fondo dell'occhio, mandando quella luce sinistra che a primo colpo agghiaccia il cuore di ribrezzo.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98