Credo sia per questa sua proprietà fisica che il gatto subì per molti secoli la taccia di collegato colle potenze infernali, e lo si fece intervenire in tanti racconti e processi terribili di magia, di negromanzia e stregoneria. Ma col progredire dell'umana ragione egli fu purgato da siffatte calunnie, e quel curioso fenomeno cadde sotto alle indagini tranquille della scienza(2). Ma guai a essere un topo e incontrarsi in quelle folgori, e sentirsi prima morto di spavento che preso, prima mangiato che morto!
Sì; il gatto mangia il topo, come... come l'uomo mangia il gatto; e questa grossolana similitudine vi salva, miei cari, da una filosofica meditazione sulla infinita catena degli animali, che tutti alla lor volta sono vittime del più forte o del più astuto, dall'insetto microscopico fino all'uomo. Però non voglio dispensarmi da una osservazione. Anime violenti, che vi pascete di odio e di vendetta, se nessuna legge né divina né umana può indurvi a sentimenti di mitezza verso coloro che aborrite, questa idea almeno vi confonda, che nello sfogo dei vostri brutali istinti siete in condizione ben peggiore dei bruti.
Se un feroce proposito vi spinge a vie di sangue sul vostro nemico, potrete forse sfuggire al vindice ferro della giustizia; ma non fuggirete no alle punture crudeli d'un eterno rimorso: quando che il gatto mangia vivo il suo nemico, e poi si addormenta tranquillo a digerirlo. (È il bello ideale dell'atrocità!). In lui e prima e dopo tutto è voluttà: in voi, dopo un momento di sinistra compiacenza, tutto è dolore.
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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano 1846
pagine 98 |
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