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      Ora, vedete quale ingiustizia. Sarà lecito a qualunque mascalzone del volgo, e specialmente al volgo degli osti, d'ammazzare un gatto, e travisatolo sotto al pseudonimo di lepre, imbandirne le mense: e il gatto non potrà, se gli capita il destro, regalarsi un'ala di pollo o due polpettine mal custodite? Ammirate piuttosto in sì nobile animale il frutto felice della convivenza coll'uomo: ché mentre natura lo creò per la violenza e la rapina, egli ingentilitosi nel costume, si ridusse quasi esclusivamente al furto clandestino; in quel modo stesso che, per abitudine di squisita gastronomia, si è fatto pressoché enciclopedico nel gusto, ad onta d'un'organizzazione che annunzia in lui il carnivoro pretto. D'altronde, io suppongo che egli, tradizionalmente fedele alle massime antiche, la pensi ancora circa al furto secondo le leggi di Licurgo. Se mai si lascia cogliere goffamente sul fatto, subisce quella pena che vi riuscirà di infliggergli, bacchettate, calci o consimili villanie; ma pel furto ben calcolato e ingegnosamente eseguito, completa impunità e indulgenza plenaria.
      Del resto, il gatto, appunto perché bestia di grande ingegno, rassomiglia in queste cose ai figli di Adamo. È precisamente il frutto vietato che gli risveglia l'appetito. Talvolta gli offrite qualche buon boccone, e vi fa lo svogliato non si decide che dopo un lungo fiutare, e sembra che conceda un favore a degnarsene. Ma se bramate fargli rosicchiare una cattiva crosta di pane, nascondetela; e quel diligentissimo perlustratore della casa la mangerà di soppiatto nella persuasione di consumare una colpa.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





Licurgo Adamo