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      È la voluttà tutta immaginaria, e direi quasi teorica, che consiste nel fare le cose vietate. Quante male azioni risparmierebbe l'uomo, se in cambio d'esser proibite gli venissero comandate!
      E qui duolmi che nell'arte di descrivere io sia così lontano da quell'eccellenza che il gatto raggiunge nell'arte di sodisfare all'acquisività. Egli ha per questa bisogna un'attitudine, un talento così speciale, che rivela l'assoluta vocazione. Figuratevi una cucina tutta in movimento pei preparativi del pranzo. Vi è cuoco, vi è guattero, vi è fantesca con altra gente che va e torna. Sulla tavola c'è del pesce; e il gatto, che n'è ghiottissimo, vi ha già fatto sopra i suoi conti, e ha deciso fermamente di darsi una grande scorpacciata di pesce crudo. Come si fa con tanti occhi intorno? attendere e dissimulare: e in quanto a longanimità e dissimulazione il gatto non ha chi lo vinca né tra gli uomini né tra i bruti. Egli gironza con un'aria di svogliatezza e indifferenza, come se non avesse un desiderio al mondo. Va sul focolare, si accovaccia presso la cenere, finge di sonnecchiare, e sbircia furtivamente la sua preda. Se lo avvicinate è tutto ingenuo, buono, carezzevole; fino a darvi di cozzo nelle gambe. Che guardi verso la tavola? Oibò, egli non sa nulla, non è capace di certi pensieri, e trovasi là solo per godere la vostra compagnia.
      Finalmente arriva il minuto, l'istante esploratissimo in cui, tra assenti e distratti, si può tentare il colpo. È l'affare di un lampo: balzare sulla tavola, pesce in bocca, e via a furia per l'uscio del cortile rustico in una cantina, o dietro l'assito della legnaia, o sopra un muricciuolo a far tranquillamente il suo pasto.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98