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      Allora accorgetevi pure del fatto, ch'egli non se ne inquieta. È in luogo di sicurezza, e non si degna neppure di celarsi agli sguardi. Gridate, minacciate, scagliategli delle bucce di cavoli o de' sassi; egli mangia e non si move nemmeno; vi tien d'occhio per prudenza, ma sa che può sfidarvi a colpirlo una volta sopra cento.
      Quando poi la famiglia radunata al desinare farà le maraviglie e i cicalecci animati sul trascorso del micio, egli starà elaborando il suo chilo fra le dolcezze del sonno. Ora, io dico, una manovra così ben condotta non è degna di ammirazione non che d'impunità? Bisogna poi anche riflettere che la tentazione di fare un buon pasto a suo genio deve essere pel gatto d'una forza irresistibile, perché nessun animale assapora il cibo meglio di lui. Quasi tutti gli altri possono mangiare con qualche disattenzione; ma egli, per la speciale conformazione della cavità della bocca, quando mangia ha necessariamente l'anima tutta intesa, a quell'affare: essendoché nel moto alterno della masticazione, a ogni aprir di mascella il cibo cadrebbe fuori, se di volta in volta non lo trattenesse con quei colpi misurati della testa ch'egli agita dal basso all'alto. Questa studiosa cura, che non gli permette né di andare né di guardare intorno nell'atto di masticare, che anzi lo obbliga ad una sola positura concentrata, concentra anche tutte le sue facoltà nell'esclusiva sensazione del gusto.
      Ma c'è di più. Sapete tutti che la sua lingua è alquanto ruvida e scabrosetta come una piccola spazzola: e questo, checchè ne pensino gli anatomici, dipende dall'esser la medesima tutta punteggiata o villata da papille nervee del sistema gustatorio, le quali (come le punte metalliche che spogliano le nubi dell'elettricità) assorbono dalle sostanze alimentari la più fina quintessenza dei sali, e così tramandano all'anima tutta la voluttà della vivanda nella sua più intensa e concentrata efficacia.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98