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      Cito un solo caso tra mille. Un fallito che scappava con mezzi bastanti a poter vivere onestamente sott'altro cielo, lasciò la patria con queste parole: «Che sia perduto il credito e l'onore, pazienza: sono idee; ma salviamo almeno la persona e il danaro, che sono cose». Quel briccone cascava in piedi.
      E poiché abbiamo toccato siffatte virtù, ditemi in confidenza: avreste mai l'intenzione di imitare il gatto anche nelle unghie rapaci? Io ve ne sconsiglio di cuore; ma qualora foste proprio determinati a ciò, notate bene una circostanza essenzialissima, ed è che le unghie di lui sono retrattili, e abitualmente nascoste alla vista e persino al tatto. Ci vuol altro, miei cari, che lasciarsi crescere le unghie come la moda comanda: ciò non serve che a graffiare gli amici quando si stringe loro la mano. Pigliate un po' la zampa del gatto: è tutta morbida, vellutata, carezzevole; le unghie ci sono, e acute e forti, ma non compaiono che nel momento d'essere adoperate. Capite? Se non tenete ben nascoste le unghie, c'è poco a sperare di toccare quei capitali pei vostri traffichi, o quella ghiotta clientela, o quell'agenzia, o quell'amministrazione: insomma quella qualunque opportunità di fare un pochettino il gatto.
      Se però alcuno sentisse rimorso d'aver lasciato scorgere le unghie con troppa imprudenza, non si scoraggi per questo: ché ogni regola ha le sue eccezioni. È in via ordinaria che il gatto cela le unghie; ma di quando in quando vi salta sui ginocchi con mirabile ingenuità ad aguzzarle nei vostri panni, e, se nol discacciate, anche nella vostra pelle.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98