Le parole poi Orazi contemporanei implicherebbero un confronto coll'Orazio antico. Sappi dunque che, almeno da questo lato, io mi avvicinerei sempre più a lui mano mano che le mie dedicatorie potessero salire in alto: perché il Venosino intitolava i suoi carmi nientemeno che a Mecenate e perfino a Cesare Augusto. Apri il canzoniere di messer Quinto Orazio Flacco, e vedrai che comincia non già colle svenevoli parole: voi che ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri, ecc.; ma con queste altre: Moecenas, atavis edite regibus, o et proesidium et dulce decus meum! Queste cose le sai tu che mi desti sì bel saggio d'avere studiato i classici, e che sei tanto erudito e bravo. Perché dunque vuoi farmi ad arte l'ignorantello?
Ma a te non garba neppure che mi siano «piovute addosso le congratulazioni di mezza Milano pel pochetto che ho fatto, quasi fosse molto, anzi moltissimo». Anche qui ti lagni d'una cosa che tu stesso troverai naturalissima dietro la spiegazione seguente. La metà di Milano che mi applaudiva dev'esser quella composta di sfaccendati e di sciocchi (compresi i giornalisti, non è vero?); difatti l'altra metà, che per esser piena di faccende non legge nulla, è innocente di quella colpa.
Circa poi all'aver io fatto pochetto, chi ti disse mai che io abbia fatto molto? saresti stato più vero dicendo pochissimo. Io, vedi, non sono altro che il celeberrimo autore delle mie opere future: le passate sono un nulla e non lo metto nel conto. Lasciami dunque respirare, e aspetta a giudicarmi in quel terribil giorno quando annunzierai alla terra desolata e piangente il mio trapasso; allora solo, se ti basterà l'animo, dirai tra un singhiozzo e l'altro se io abbia fatto pochetto o pochino.
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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano 1846
pagine 98 |
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