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      - Allora finii col pregarlo umilmente di evitare almeno negli avvisi futuri la carta rossa e la gialla, perché sono colori che offendono la vista e il gusto dei letterati di prima riga.
      Ma a te non piacque nemmeno il prezzo del mio libro come troppo caro. Su questa opinione, d'indole affatto mercantile, volli consultarmi con un negoziante qui di Monza, e gli dimandai se io possa in coscienza far pagare due franchi il mio libro. Egli mi rispose: «Il suo libro ha spaccio? - Sì, e grande. - Dunque lei sarebbe matto da legare se lo vendesse anche solo a un franco e novantanove centesimi. L'onore d'una fabbrica sta appunto nel sostenere le proprie stoffe a un prezzo molto elevato; e la mercanzia ha sempre e legittimamente tutto quel massimo valore che la piazza è disposta di attribuirle. - Ma si lamentano. - Ma pagano! E qui sta il punto. Le lagnanze, le proteste, le recriminazioni sono inseparabili dal commercio: basta che ne venga fuori la morale di vendere molto e bene».
      Queste parole, quantunque racchiudano più sugo e buon senso che tre secoli di filosofia peripatetica, non le calcolai, perché aspre e rozze nella loro applicazione alle umane lettere; le quali non devono essere un mercimonio, anzi stanno in cima alle arti liberali, e tendono a ingentilire i costumi, ed hanno una missione illuminatrice e rigeneratrice..., con altre simili smancerie. Dunque ti dirò che la vera cagione dell'aver io messo il mio libretto a franchi due sta in ciò: che il libretto stesso ha la virtù di farsi leggere due volte, grazie alle tante malizie e iniquità che lo rendono interessante, e che ritraggono (debolmente) lo stile e il fare di Encelado, di Aristide, di Socrate e di Scannabue.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





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