Permetti dunque, anonimo caro, che quella sentenza diventi l'epigrafe perpetua de' miei opuscoli bizzarri; l'amo tanto più per averla scoperta io ne' manoscritti d'un filosofo arabo del secolo di Albufeda.
Finalmente veniamo al paragrafo della fame. Tu hai rivolto contro di me il mio dilemma sui libri inutili, che si scrivono o per la fama o per la fame, e dal dilemma non si scappa: primo, perché libro più inutile del mio Gatto non può darsi; secondo, perché il dilemma devo passarlo buono, avendolo composto io. Crudele! Dopo avermi processato, volesti appendermi collo stesso capestro che io aveva preparato per gli altri. Pure, a forza di pensarci, avrei scoperto una via di mezzo, e potrei rispondere che io scrivo e per l'una e per l'altra. Io là alludeva agli sciocchi che d'ordinario agiscono per uno scopo solo: la brava gente può ben prefiggersene due per volta.
Ma tu m'incalzi con una logica tremenda, e m'interdici il tempio della fama, per giungere al quale ci vuol altro che partorire i topi della montagna... Ehi, ehi, caro anonimo, queste sono calunnie, e io monterò sulle furie davvero. Io non partorisco topi né di montagna né di pianura, anzi tendo efficacemente alla loro distruzione col partorire i gatti, e mi pare che la cosa sia ben differente. Dunque, perché non potrò io diventar famoso? Intanto mi fo applaudire dagli sfaccendati e dagli sciocchi, e ciò basta già a costituire una celebrità immensa; anzi prego la Fama stessa a non trombettare di soverchio in mio favore, perché se arrivo ad essere conosciuto da tutti costoro, dovrò consumare un cappello per settimana a furia di corrispondere per le strade agli ossequiosi saluti di tanta buona gente: e credo che tu pure non sarai così incivile da negarmi i tuoi rispetti!
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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano 1846
pagine 98 |
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Albufeda Gatto Fama
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