Tiratene voi la conclusione, o lettori, se siete da tanto, e giudicate per me questo scritto dal lato non fisiologico, ma filosofico e morale!
Per ciò che risguarda l'istinto, le abitudini, le inclinazioni, la vita dell'eroe di Rajberti, certo ch'ei non ha dette cose nuove; ha però fatto ciò che non fecero i suoi maestri in simile argomento: ha esposto in quasi novanta pagine fitte ciò che Buffon, con tanto senno e tanta evidenza, in pochissime. Capisco che le chiacchiere ingrossano i volumi, giustificano i prezzi e rendono santa l'epigrafe dell'anonimo: Non impresterai né il tuo nome, né il tuo cavallo, né il tuo libro; ma, dio buono! per qual ragione il medico-poeta ha voluto egli condurre i propri lettori sino alla ottantesima sesta pagina del suo Gatto(6), per udirli colà esclamare ex-corde: sì, v'è del buono, ma ne avevamo proprio abbastanza!
Se non fossi molto più innanzi del dottor Rajberti, non dirò nella dottrina e nello spirito, ma negli anni e nell'esperienza, mi guarderei bene dal susurrargli all'orecchio un consiglio; ma giacché la mia fede di nascita mi può tenere appo lui per iscusato, io gli dirò: dottor mio, a questo mondo chi scrive per la fama, e chi per la fame. Nel primo caso, bisogna poggiar alto, non tradurre soltanto o parafrasare, non partorire con molto strepito i topi della montagna; nel secondo, tutto può essere perdonato, poiché
Si l'on peut pardonner l'essor d'un mauvais livre,
Ce n'est qu'au malheureux qui travaille pour vivre.
Ma per beffare poetastri e scrittorelli, secondo il nostro buon piacere, per deridere in massa i cultori di una scienza qualunque, per dire impudenti bugiardi a quanti scrivono bibliografie e necrologie, per sogghignar con disprezzo al mostaccio di di questa o di quella classe, per staffilare a dritto e a rovescio le umane debolezze, bisogna essere per lo meno Enceladi letterarii, aver la coscienza di Aristide, la virtù di Socrate, e per sovrammercato il coraggio, l'ingegno e la fronte di Scannabue.
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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano 1846
pagine 98 |
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