Però, se nei romanzi della Tavola Rotonda il fondo è straniero, lo spirito, il sentimento, appartiene alla nazione che dava la forma; e ciò che dentro vi si riflette, è la società elegante francese ed anglo-normanna della seconda metà del secolo XII e della prima del XIII, co’ suoi sogni, le sue tendenze. i suoi vizi, le sue virtù. Non dico già, è scolpita, ma si riflette: a quel modo che uno specchio accoglie e rimanda gli atteggiamenti fuggevoli d’una fanciulla fantastica, che nel segreto della sua camera si compiace d’immaginarsi amante, principessa, donna tradita, e dà effimero sfogo ed espressione alle passioni ed ai grilli della mobile testolina. Questo ci spiega, come mai, accanto ai romanzi dei cavalieri erranti, il secolo XII e il seguente ne abbian prodotto una moltitudine che nessun legame ricongiunge colla Brettagna, e che pure, mutati certi accidenti, ed anche solo i nomi, potrebbero esser creduti emanazioni del ciclo d’Artù. Ed anche nel fatto sono molti i romanzieri che rannodarono in tal modo con questo ciclo racconti provenienti da tutt’altra origine.
Conseguenza necessaria di uno stato di cose siffatto è la straordinaria varietà della roba, che si può comprendere sotto il titolo di materia di Brettagna. Ciò non impedisce che si ravvisino certi caratteri generali, i quali ci fanno apparire il ciclo brettone antitesi del carolingio. Mentre l’uno emanava dal sentimento nazionale e feudale, l’altro, trasportato in Francia, trovava ragion d’essere nella curiosità e nella passione per tutto quanto sapesse di avventuroso.
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