Per le vicende italiane importò senza confronto di più l’infiltrazione avutasi via via attraverso alle Alpi, per opera dei recitatori girovaghi, che, nel loro perpetuo vagabondaggio, si mischiavano ad ogni corteo signorile, seguivano la fiumana che scorreva continua verso le tombe degli Apostoli,(17) e dalla via «Romea» o «Francesca» si sbandavano a destra [11] e a sinistra, dovunque loro si offrisse speranza di doni, rassegnati poi anche al mero sostentamento. Così vennero diffondendosi per l’Italia copiosi germi,(18) ai quali occorrevano solo condizioni esteriori favorevoli per dar luogo a una vegetazione copiosa. E le condizioni si produssero anzitutto al nord dell’Appennino, dove i germi abbondavano in modo affatto particolare e la predisposizione era quindi più intensa.
Singolarmente vivace lo spettacolo che presentava nella seconda metà del dodicesimo secolo e lungo il tredicesimo la gran vallata del Po. Da un lato i comuni, che, fattisi padroni del loro reggimento, difendono con somma tenacia le proprie libertà, accanitamente assalite, e riescono a trionfare; dall’altro signorie feudali vigorose, che coi comuni ora lottano, ora si rappacificano; poi, a levante Venezia, sempre più potente sul mare e che dal mare ritrae ricchezze inesauribili; mentre a ponente giunge il riflusso della prosperità genovese. Ferve dunque la vita: e tutto quel rimescolìo di popoli e di signori che s’agitano, accresce e propaga lusso, feste, leggiadri costumi. Particolarmente ebbe a segnalarsi durante un certo periodo la regione che chiamavano, «Marca Trivigiana». Allude a quel periodo l’Alighieri in un passo ben noto del Purgatorio (XVI, 115). Cortesia e valore erano allora, per servirmi di un’espressione del Poeta, le faville che accendevano i cuori.
| |
Alpi Apostoli Italia Appennino Venezia Trivigiana Alighieri Purgatorio Poeta
|