Questo secondo periodo si distingue nettamente dal primo per ciò che spetta al suo focolare; cronologicamente i lembi, e più assai che i lembi,(24) si sovrappongono, allo stesso modo come la nostra età franco-italiana combina coll’ultimo periodo dell’attività produttrice nei paesi di lingua d’oïl. Dunque il centro [16] si sposta; dalle rive della Brenta e dell’Adige si trasporta a quelle dell’Arno. Né si tratta di un fatto isolato; tutta la nostra vita intellettuale, che nel secolo XIII era stata rigogliosa in molti punti del Bel Paese, par quasi raccogliersi nella Toscana, anzi in Firenze, per riespandersi poi di colà tutto all’intorno. Lo spostamento, quanto al romanzo cavalleresco, produce di necessità condizioni nuove e alterazioni di forme; ma l’evoluzione degli elementi, il processo biologico, continua. Continua, dopo un certo ristagno; giacché un tempo considerevole è occupato specialmente dalla trasfusione di quanto aveva conservato e prodotto, e ancora veniva producendo. l’Italia settentrionale. La trasfusione ha luogo per opera di penna, dopo che il popolo vi era già stato largamente disposto dalla bocca dei giullari. Questa volta una metamorfosi parziale non basta più. La Toscana è in possesso d’una lingua conscia delle sue forze e addestrata da molte prove; essa, non solo non prende a prestito le favelle straniere, ma quasi non le intende neppure. Bisogna dunque tradurre tutto ciò che si vuol far conoscere: i romanzi della Tavola Rotonda, non meno che i cantari di gesta.
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