(34) Lo scopo mio era solo di dare un’idea del come, secondo me, il mondo epico dell’Innamorato, che ha per il nostro studio un’importanza veramente capitale, fosse venuto a formarsi.
Dal Boiardo si amerebbe passar subito all’Ariosto. Parenti così stretti rincresce separarli, anche solo per poco. Ma il Cieco da Ferrara chiede di sedersi di mezzo un momento. E per verità conviene riconoscere legittima la domanda; ché egli, posteriore all’uno, aiutò più volte, come si vedrà via via, le creazioni dell’altro.
Cos’è il Mambriano considerato coll’occhio del genealogista?(35) - Non è facilissimo il rispondere. C’è in esso un tal guazzabuglio di elementi e di maniere, che non si sa a prima giunta qual posto assegnargli. Da un rimatore d’umile condizione e di coltura imperfettissima, che in un’età di rinnovamento classico si trovò trasportato nelle corti a esercitar la poesia come un mestiere, non possiamo pretendere, né il retto istinto, né la coscienza illuminata, che, per vie diverse, conducono sole a conseguire l’armonia della composizione. Ottenerla nel romanzo cavalleresco era forse allora più difficile che in qualunque [32] altro genere. S’avevano dinanzi esempi diversissimi: tutta la vecchia e multiforme scuola dei romanzieri popolari, e le ardite e geniali innovazioni del Conte di Scandiano. Se pertanto dentro all’opera del Cieco troveremo affettazione e rozzezza, latinismi crudi e inflessioni dialettali, mitologia pagana e sentimento cristiano, prediche morali e sconcezze plebee, non dovremo per ciò meravigliarci.
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