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      Se esse fanno delle arti loro un uso alquanto diverso da Malagigi, n’è il Boiardo la causa. Invece mi par davvero una novità la parte [33] assegnata allo Spirito del male. Mentre fino allora i demonî non erano apparsi nei nostri romanzi che come docili ministri degli incantatori, qui vediamo Belzebù operare di suo arbitrio, in opposizione a costoro, e intervenire nell’azione come un vero e proprio personaggio (XXX, XXXI),
      Per ciò che spetta al tono, il Cieco risente ancor egli la influenza del Conte di Scandiano, se non del Pulci. Il riso è contagioso, sicché anche questo rimatore goffamente solenne nell’esordio e sinceramente intenzionato di cantare con serietà epica, non può a meno talvolta - non spesso, sia pure - di permettersi qualche bizzarria. Egli, che s’è dato tanta briga per accaparrarsi l’aiuto di Clio, d’Euterpe, di Polinnia, termina poi il poema con una certa affermazione della veridicità di Turpino, della quale il buon Arcivescovo farebbe a meno assai volentieri;(36) tanto più dopo che il poeta s’è preso il gusto, nel corso dell’opera, di renderlo mallevadore, con intenzioni peggio che sospette, di talune fra le cose più strane che gli accadde di raccontare.(37) E si vuole di peggio? O non s’è permesso il Cieco di esprimere perfino un dubbio irriverente sull’esistenza reale di Rinaldo?(38) Davvero, poiché lo scetticismo ha intaccato anche le anime più candide, è tempo di vedere il termine di questa storia. Sia dunque il ben venuto l’Ariosto, che mi si fa qui innanzi, e mi avverte che sono finalmente giunto al sommo della scala che m’ero proposto di salire.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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