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      Affrettiamoci a soggiungere che il paragone non è esattissimo. La dimenticanza dell’Innamorato fu effetto, non solo dei grandissimi meriti del Furioso, ma ancora, e forse più, della pedanteria in fatto di lingua, così fatale alle lettere italiane dal cinquecento in poi. A ogni modo, dell’ingiustizia che fu commessa, guardiamoci di far complice l’Ariosto, accusandolo d’ingratitudine e peggio, come faceva un contemporaneo, lo Speroni.(51) Se i lettori non badarono ai suoi obblighi stragrandi verso il Conte di Scandiano, o che colpa ne ha lui? Ci sarebbe da riempir qualche pagina, se si volessero raccogliere i luoghi dov’egli si richiama espressamente alle narrazioni dell’Innamorato, e dichiara di non dir nulla di certe cose, perché i suoi ascoltatori le conoscono già di sicuro.(52) E di più, se ha pensato, e ottimamente pensato, di rifoggiare il principio dell’opera, nel corso del poema sono parecchi gli episodî ch’egli ripiglia precisamente al punto in cui eran rimasti interrotti, avendo cura perfino di render veraci quegli accenni a cose da narrarsi poi, tanto famigliari al Boiardo nell’abbandonare temporaneamente un filo del molteplice racconto. Certo non tiene questi modi chi vuol dissimulare i proprî debiti. Tutto ciò non toglie che l’azione del Furioso non sia già preparata in gran parte nell’Innamorato. E non [43] fu un piccolo comodo per l’Ariosto quello di poter introdurre i suoi personaggi senza dover narrare come e donde venissero, e di poterli andar a prendere quando più gli garbasse, sicuro che avrebbero aspettato pazientemente nel posto dove li aveva lasciati il Conte di Scandiano.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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