Ma il vantaggio dell’aver avuto un predecessore, e di tal forza, l’Ariosto lo dovette sentire per i caratteri molto più che per l’azione. Continuare la stessa materia, significava mettere in iscena i personaggi medesimi; sicché in generale non c’era bisogno di creazione, ma solo di condotta. Consideriamo, se non dispiace, gli attori del dramma, e mettiamone un poco a paragone il passato e il presente. È anche questo un’aspetto della questione delle fonti ariostee, che s’avrebbe torto di trascurare.
In un libro d’argomento cavalleresco il sesso gentile ha un diritto incontestabile di precedenza. E Angelica, la lusinghiera, la tiranna, pretende con pieno diritto di venire avanti la prima. Costei presso il Boiardo è l’anima del poema; tutte le altre son donne; essa sola è la donna. Nel Furioso la sua parte è minore d’assai. È vero che il fatto culminante dell’azione, l’impazzimento d’Orlando, accade per lei; ma ecco che già al principio del canto XXX essa scompare definitivamente dalla scena.(53) Evidentemente il poeta è ben lontano dall’avere per questo tipo la predilezione del suo antecessore. E s’intende che così sia; se non ce ne fossero altre ragioni, basterebbe quella del non esserne stato lui l’inventore. Tuttavia l’intenzione doveva essere di mantenerlo qual era dato; ché nel primo canto troviamo Angelica fredda e sdegnosa, quale la conosciamo da un pezzo. Al bisogno, sa lusingare gli adoratori; e come già aveva trovato buona la compagnia d’Orlando per venirsene in Occidente, così ora si mette spontaneamente con Sacripante, perché le sia scorta nel viaggio di ritorno (I, 50). Eppure, se badiamo al complesso dell’opera, Angelica è divenuta più savia e più seria.
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