(56) Essa rientra dunque in una categoria ben nota a quanti studiano la letteratura narrativa; è da paragonare colla Camilla di un nostro antico poemetto;(57) trova riscontri nell’Histoire de Pierre de Provence et de la belle Maguelone,(58) nell’Ottinello e Giulia,(59) nella prima parte del Busant,(60) e per conseguenza nel loro comune rappresentante orientale, la novella di Badur nelle Mille e una notte.(61) Aye è ancor essa una moglie che la sorte ha diviso dal marito, e che alla fine riuscirà pure a ricongiungersi con lui. Come a Badur, a Camilla, a Giulia, e così via, le si vuol dare una sposa, della quale, di certo, non saprebbe troppo che fare. Il matrimonio qui non ha poi luogo, sicché viene a mancare la complicazione più caratteristica. Tuttavia, anziché di un’omissione, si tratta di una dilazione; poiché più tardi vedremo un’altra donna, Blanchandine, che le vicende hanno pure forzato a travestirsi da uomo, ispirare una passione veemente a Clarinde e dover consentire alle nozze.(62) Neppur con costei hanno che fare Marfisa [47] e Bradamente; come non possono aver rapporto di alcuna specie coll’Ydes di una continuazione dell’Huon de Bordeaux: altra variante, molto meno alterata, della storia della fanciulla travestita da uomo.(63)
Similmente non si confonderanno le donne guerriere colle gigantesse, le quali appartengono a una razza speciale, che in qualche modo si può dire intermedia tra l’uomo e la bestia. Di gigantesse prodi in arme s’ha esempio anche in un romanzo che occorrerà di citare non so quante volte: nel Palamedès. Vi si narra di due giganti fratelli, Sifflacor e Noranton, che hanno ventidue figli e undici figlie.
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