(83) Essa è frutto degli amori del duca Amone con una gentildonna pagana di Dacia, contati per disteso nel Mombello, quarto libro di queste medesime storie. La nascita non è senza macchia, come si vede; al che pare abbiano voluto in qualche modo metter rimedio i posteriori. Almeno si è tentati di credere che non senza intenzione il Boiardo taccia della madre.(84) Più là di così egli non sarebbe andato di certo; poiché, avendo famigliarissime le tradizioni, era anche portato a rispettarle. Ma l’Ariosto fa senz’altro la fanciulla figliuola di Beatrice, ossia della moglie legittima di Amone. Poté essere ignoranza: fu più verisimilmente proposito. Esser regalati d’una progenitrice bastarda, non doveva garbare agli Estensi. Ebbene: tornando al Rubione, Braidamonte pure va all’assedio d’Anferna, consentendovi mal volentieri la madre, che poi, prima di lasciarla partire, le scopre la verità circa il suo nascimento. Le prodezze che essa compie non sono poche né piccole; fa belle prove in un torneo, prende molti baroni cristiani, e combatte aspramente a corpo a corpo col fratello Rinaldo. «Alla fine tanto si strinsono, che si preseno alle braccia, e abbandonate le spade, molto si dimenarono. Ma Rinaldo se la levò in sul petto e gittossela sotto, e cavogli l’elmo, elle trezze si sparsono. Quando Rinaldo vidde le trezze e ’l viso della donzella, ch’era bellissima, si maravigliò che tanta forza fusse inn’una damigiella, e quasi non sapea s’ell’era femmina o maschio» (cap. XX). Allora Braidamonte gli si scopre sorella, e dice come la notte verrà alla rocca con tutti i prigionieri cristiani.
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