Dopo il termine della guerra e il ritorno in Francia, Braidamonte sposa Giraldo da Rossiglione, suo zio; «e triunphò gran tempo con lui» (cap. XXVIII). Di un poemetto che s’intitola da lei, dovrò parlare nell’ultimo capitolo.
[53] Non ho la minima intenzione di tener dietro a tutte le donne guerriere dei romanzi cavallereschi anteriori all’Innamorato, quand’anche diano il nome a qualche lungo poema, come sarebbe il caso per l’Ancroia. Non potrei peraltro tacere che il Morgante e l’Orlando, suo originale, ce ne presentano da soli una discreta galleria. Là dentro, per non dire delle brutte e sozze Amazzoni (Morg., XXII, 158, Orl., LV, 5(85)), abbiamo Meridiana (Morg., II, III, ecc., Orl., IV, V, ecc.); là dentro Chiariella (Morg., XV, 19, ecc., Orl., XXVIII, 37, ecc.); e tanto vi è grande la forza attrattiva del tipo, che perfino figure prettamente donnesche se ne risenton non poco. Quindi vediamo Luciana, la leggiadra e gentile figliuola di Marsilio, cingere spada e condurre in Levante un esercito (Morg., XIV, 37).(86) E nessuno si sogna di mostrarcela un’eroina; anzi, non ci accorgeremmo punto punto che essa prendesse parte attiva ad alcuna zuffa, se non fosse perché la vediamo gettata a terra da Grandonio (Morg., XV, 78, Orl., XXX, 18). Ma l’esemplare più insigne di donna guerriera è quivi Antea. Basta, per apprezzarla a dovere, considerare il ritratto che ci fanno di lei i due poemi al momento d’introdurla sulla scena (Morg., XV, 98, Orl., XXX, 40).
Se Antea si lascia addietro le donne guerriere che l’hanno preceduta, Marfisa, quale è rappresentata dal Boiardo, merita addirittura d’essere dichiarata la creazione più geniale che abbia prodotto in questo genere la poesia romanzesca italiana.
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