- Nient’affatto. Nelle sue fonti genuine, quella, nonché curata, non è neppur conosciuta dal [59] nostro poeta. S’egli qui si fosse ispirato a qualche cosa, sarebbe a ogni modo alle memorie degli storici, non già alle Chansons de geste. Ma la ragion vera della diversità è da cercare in altro: nello spirito differente che domina in generale l’opera sua. E poi venga a dirci chi vuole che il Conte di Scandiano tratta sul serio la materia cavalleresca, Messer Lodovico da burla! Quale dei due si studî di tratteggiare personaggi epici, quale tra loro inclini maggiormente a scrivere un poema, giudichi da sé stesso chi legge.
Delle carezze fatte agli eroi cristiani si dovrà sentire il contraccolpo nella rappresentazione dei cavalieri saracini. Introdotto di nuovo un pochino dello spirito delle crociate, posta un’altra volta la legge religiosa al di sopra della cavalleresca, basterà adorare Maometto per essere, o poco o tanto, messi in mala vista. Dei principali, il solo Ruggiero si salva; ma egli è un Cristiano smarrito temporaneamente in mezzo ai Saracini. Cloridano e Medoro sono personaggi episodici; e d’altronde il bene che se ne dice è dovuto tutto quanto all’imitazione classica. Agramante, ottimo condottiero, prode combattente, uomo che nelle sventure manifesta nobilissimi sensi (XLI, 44), è deturpato dalla violazione dei patti giurati ad Arli (XXXIX, 6). Ferraù, perfetto cavaliere nell’Innamorato,(94) qui diviene il vantator Spagnuolo e un menzognero (XII, 44). Sacripante commette la villania di combattere a cavallo contro Rinaldo a piedi (II, 6). Gradasso appare mancatore di fede, e perfino vigliacco (XXXIII, 93). Più ancora che di questi sfregi, rincresce di Rodomonte, che nel Boiardo personificava mirabilmente la superbia, il coraggio, la prodezza, con una buona dose di miscredenza.
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