A me basta dunque di rimandare all’Innamorato chi non ricordasse bene i casi della battaglia e la rotta dei Cristiani.(133) Il racconto nuovo comincia colla fuga di Angelica, che, rimasta sola nel padiglione di Namo, monta a cavallo e s’inoltra per un bosco. Il nuovo non è qui tuttavia che una lieve modificazione di ciò che fino dal 1506 s’era letto nel primo libro (il solo che, per ragione di data, io verrò allegando) della continuazione dell’Agostini, IX, 103.(134) Lì non ha invece corrispondenza l’incontro con Rinaldo. Ma quel correre a piedi del cavaliere dietro al suo Baiardo (st. 11) appartiene ancora alle narrazioni del Conte di Scandiano (Inn., III, IV, 39), che poco caritatevolmente lo piantò in quella faticosa impresa, donde poi non poté più venirlo a liberare. E altrettanto si dica di Ferraù, intento sempre, senza venirne a capo, a ripescare l’elmo cadutogli nell’acqua (Fur., st. 14: Inn., II, XXXI, 14, III, IV, 12). In lui s’imbatte subito Angelica anche nell’Agostini (IX, 101). Ed ivi s’ha pure poco appresso, sempre nel luogo medesimo dove è cascato l’elmo a Ferraù, un duello di costui con Rinaldo (X, 28). Ma la donna non è [71] più presente; e d’altronde i duelli sono incidenti così abituali, che proprio in un gran numero di casi non si possono classificare né come invenzioni, né come imitazioni. - Ferraù, quantunque l’autore non c’insista espressamente, combatte a capo scoperto;(135) il che gli era già accaduto di fare coll’Argalìa, nel principio dell’Innamorato (I, I, 86).
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