Mentre i due guerrieri si martellano quanto più possono per Angelica, costei non sta punto ad aspettare, e seguita la disperata sua fuga. Qui è impossibile non ricordarsi del canto III dell’Innamorato, st. 78.(136) E anche la savia proposta di differire una battaglia perfettamente inutile, dacché la donna è fuggita (st. 18-20), fu già fatta in quel luogo da Orlando al medesimo Ferraguto(137) (I, III, 79). Sennonché allora non piacque allo Spagnuolo di accettarla; e il modo diverso come la cosa è presentata nei due casi, dà subito ragione della differenza.(138) Del resto l’episodio ha strette analogie con altri che ci si offriranno più innanzi. E siccome là saranno maggiori le somiglianze coi modelli, credo di far bene riserbando per allora la ricognizione delle fonti.
Mettendosi dietro ad Angelica, Ferraù prende in groppa Rinaldo (st. 21). I due avversarî d’or ora, i due rivali, se ne vanno adesso cavalcando abbracciati senza alcun sospetto, e fanno così prorompere il poeta in parole ammirative per la gran bontà de’ cavallieri antiqui. Sotto l’ammirazione non è qui difficile scorgere un sorriso malizioso. Ma i romanzi francesi recano in buona fede molti esempi di siffatte magnanime cortesie. Ne citerò qualcuno dal Tristan, ossia da un libro di cui l’Ariosto verrà molte volte a manifestare la conoscenza.
[72] Tristano e Palamidesse sono rivali, perché tutti e due amanti d’Isotta, sebbene con fortuna ben diversa. Entrambi sono nel reame di Logres, e fanno in un torneo prodezze mirabili.
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