Tristano ha saputo nascondere chi egli sia a tutti quanti, eccetto che a Palamidesse. Questi si cruccia vedendo il suo rivale acquistare maggior lode; ancor più poi quando, il secondo giorno della festa, è abbattuto da lui. Vergognoso del disonore, si ritrae in un luogo riposto della foresta a fare gran pianto e grande lamento. Ne vien la sera notizia a Tristano (Tristan, I, f.o 232)(139), che aveva teso il padiglione in quel medesimo bosco. Va a Palamidesse, che qui non lo ravvisa; si adopera in ogni modo per confortarlo; e tanto fa, che lo riduce ad albergare quella notte con lui. Per ordine suo, l’ospite riceve ogni sorta di onore; e se i due rivali non cavalcano un medesimo cavallo, dormono in due letti vicini, sotto la stessa tenda. La mattina Palamidesse parte di buon’ora, senza punto aver sospettato da chi abbia avuto un’ospitalità così cortese.
Un caso simile si ripete poco appresso (Tristan, I, f.o 240)(140). I nostri rivali sono ospitati da un medesimo signore; ed è ancora Tristano la causa prima che Palamidesse sia condotto a passare la notte tra le agiatezze, invece di rimanersene fuori all’aperto, dov’egli stava immerso nel suo dolore, sopra una riviera. Questa volta anche Palamidesse fa mostra di grande cortesia. Siccome ha detto che non avrà mai gioia, se non si vendica di Tristano, causa della sua onta e d’ogni suo male, Dynadan, che è col nipote di re Marco, si diverte a scrutarne l’animo. «Palamedès, se Diex vos doint(141) bone aventure, or me dites: se venist a ce que Tristans venist sor vos en un ostel, comment le recevriez vos?
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