- Certes, ce dit Palamedès, s’il estoit hebergié en un hostel estrange com je sui orendroit, je li feroie honor et servise tant come je porroie, non mie por l’amor de lui, mes por la haute chevalerie q’il a en lui; je porteroie honor a sa bonté, non pas a lui. - Et se vos veniez en lieu ou vos eüssiez force sor lui, fet [73] Dynadans, q’en feriez? - Si m’ait Diex,(142) fet Palamedès, s’il venèt en mon hostel, je li feroie si grant honor come je feroie au roi Artus meemes, por q’il est meillor chevalier de moi ne del roi Artus.»
Sentimenti analoghi sono da Palamidesse manifestati anche un’altra volta (Tristan, II, f.o 110 v.o)(143); e allora danno luogo ad una riconciliazione. Pur troppo è pace di assai breve durata. Ma la più singolare delle sue cortesie - più singolare che la liberazione stessa del rivale condotto a morte (LÖSETH, p. 305, Tav. Rit., p. 456) - si ha quando s’imbatte in lui, che se ne va senza armatura, colla semplice spada e la lancia, dalla Gioiosa Guardia a Camellotto, dove Artù ha bandito una gran corte. Ebbene: non solo Palamidesse non abusa dell’occasione, ma induce Tristano a smontare dal cavallo, ed a prendere il suo, incomparabilmente migliore, giacché altrimenti, egli dice, non arriverebbe a tempo alla festa (Trist., II, f.o 155).(144)
O gran bontà de’ cavallieri antiqui!
possiam dunque esclamare anche noi;
Eran rivali, eran di fé diversi;
poiché - già ebbi ad accennarlo -(145) Palamidesse non era battezzato,(146) sicché i romanzieri sogliono aggiungere al suo nome l’epiteto di pagano.
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