La cosa finirebbe con una battaglia, se Tristano non si tenesse obbligato a non impigliarsi in altre brighe, prima di aver prestato aiuto ad una donzella, alla quale ha promesso di esserle campione.
Ed eccomi al quinto esemplare (Trist., II, f.o 209 v.o)(160). Esso ci mette dinanzi un altro innamorato d’Isotta: Brunor li Noir, il Valletto dalla Cotta Maltagliata, come comunemente lo chiamano. Il nome della dama non si scopre che dopo lunghe avventure, estranee al mio soggetto; quello del cavaliere più tardi ancora. Brunor, non corrisposto per nulla, alterna il canto coi gemiti: ora si duole de’ suoi patimenti, ora benedice alla passione che gli eleva l’anima e lo fa valoroso.
Finalmente, l’episodio dell’Innamorato costituisce, com’è naturale, una varietà ben spiccata nella specie. Fa parte della bella storia di Prasildo, Iroldo e Tisbina (I, XII). Prasildo, disperato perché non può avere l’amore della donna, è solito condursiDel suo crudele amore a lamentare
in un boschetto solitario (st. 17). Un giorno vi giungono, e lo ascoltano inosservati, Tisbina ed Iroldo. Le sue parole veramente pietose; le patetiche querele ai fiori, alle selve, al sole, alle stelle;(161) il suo parlar di morte; tutto ciò, dico, commuove [78] così profondamente Iroldo, che delibera colla dama di porci rimedio. E il rimedio sta in ciò, che Tisbina sola si mostra, come giungesse quivi a caso, e promette a Prasildo il suo amore, se egli compie per lei una certa impresa, che ella ed Iroldo credono assolutamente impossibile.
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