A tutta la scena assiste inavvertito, finché all’ultimo non lo tradisce un colpo di tosse, il marito d’Isotta, re Marco.
[79] Quasi per dare la rivincita, un terzo esempio (Trist., I, f.o 172 r.o-174 v.o)(164) pone il lamento in bocca a Kahedin, e ne fa Palamidesse ascoltatore. Qual personaggio secondario è da aggiungere Lancilotto, venuto il primo di tutti, come re Marco nell’esempio antecedente, a riposare in quel luogo medesimo.
Al pari di Palamidesse e Kahedin, ama Isotta senza corrispondenza anche Helys, figliuolo di un principe sassone (Trist., II, f.o 158 v.o-161 v.o)(165). Eppure costui, diverso da tutti i suoi pari,(166) non fa che inneggiare ad Amore, come a colui(167) donde riconosce ogni sua prodezza e bontà. A due passi siede, non visto, Tristano; e così nasce poi una terribile battaglia, la quale terminerebbe di certo colla morte di Helys, se certi accidenti non impedissero fortunatamente di menarla a fine.
Ma potremmo mai credere di non trovare qui pure Palamidesse a fronte col nipote di re Marco? Anch’egli dunque viene una sera a lamentarsi dove già Tristano s’era acconciato per passare la notte. La mattina combattono; ma indotti loro malgrado da un cavaliere che sopravviene a lasciare il duello, convengono di ritrovarsi nuovamente, a un termine fissato, al Petrone di Merlino. A Palamidesse riuscirà poi impossibile di mantenere il patto, e Tristano combatterà lungamente con Lancilotto, credendolo il rivale. Così conta Rusticiano,(168) senza che io osi dire, s’egli abbia, oppur no, avuto parte nell’invenzione.
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