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      [80] E per farla finita, ricorderò Guiron e Messire Lac nel Palamedès (f.o 407 v.o)(170). Anch’essi sono rivali, e in simil modo M. Lac sparge al vento le sue querele dove bisogna che le oda Guiron. Tuttavia le armi sono lasciate in riposo, e il solo danno si è di togliere al sonno buona parte della notte.
      Eccoci dunque - ed era tempo - al nostro episodio di Angelica e Sacripante. Per le linee generali esso risponde, come vede ognuno, al secondo tipo. Quanto ai particolari, è questione intralciata. Esaminiamolo dunque a parte a parte, per accertare via via le singole concordanze e discordanze.
      Invece del solito cavaliere, abbiamo Angelica. È una differenza di sommo momento per Sacripante, ma secondaria per noi, ai quali le grazie molte volte secolari della figliuola di Galafrone toccano solo la fantasia, e non il cuore. Donde questo mutamento, si vedrà fra poco. La scena è dipinta con molto maggior cura (st. 35-38); ma nelle parti sostanziali è la solita: alberi, erba, acqua. È giorno: come nell’episodio di Helys e in quello di Tisbina. Angelica è stanca dalla via e dal caldo della stagione, e pensa di riposare: precisamente il caso di Tristano nella prima di queste due narrazioni.(171) Essa smonta, toglie la briglia al cavallo, e lascia che vada pascolando erba fresca. Così fa Lamorat; così Guiron: così anche Kahedin, sebbene la circostanza del freno non sia accennata esplicitamente. Ma forse il riscontro più compiuto me lo dà ancora l’episodio di Tristano ed Helys, il solo de’ miei dove la fresca erba (st.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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