36) non sia un sottinteso.(172) Angelica si va ad adagiare entro [81] un cespuglio, sulla riva dell’acqua. Sulla riva anche Kahedin, Lancilotto e Palamidesse, Guiron; entro i cespugli, di nuovo unicamente Tristano.(173) Ed è troppo naturale, essendo questo il solo esemplare del secondo tipo in cui la scena avvenga di giorno. Se è notte, né il cavaliere ha bisogno di cercarsi l’ombra, né l’autore di trovare un espediente per spiegare come si possa mettersi a sedere presso una persona, e non avvedersi punto della sua presenza. Orbene: Angelica s’addormenta; e questa volta è Kahedin che le fa riscontro.(174) S’addormenta, è vero, anche Tristano, là dove sopraggiungerà Palamidesse (TASSI, p. 56); ma dorme più sodo di Angelica, sicché non basterà poi a destarlo il semplice arrivo del cavaliere.(175) Per conseguenza sarà ancora Kahedin che fornirà il paragone per il pronto ridestarsi della donna.(176) Il sopraggiungere d’uno sconosciuto ha invece altrettanti riscontri, quanti sono gli episodî del secondo tipo, eccettuatone quello in cui oltre a Kahedin e Palamidesse s’ha anche Lancilotto (Trist., I, f.o 172), perché ivi il narratore è intento a raccontare le vicende del cavaliere che arriva ultimo anziché di coloro che si sono adagiati primi alla fontana. Angelica non fiata, a somiglianza di Lamorat,(177) di Kahedin,(178) [82] di Palamidesse,(179) di Guiron, e sta a guardare, come fanno essi.
Il nuovo venuto scende in riva al fiume, appoggia la guancia sul braccio, e s’immerge in profondi pensieri.
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