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      Qui si comincia a dover istituire paragoni anche col primo tipo. Siedono a questo modo sulla riva e cominciano a pensare, non solo Helys(180) e Brunor(181), ma ancora, e forse meglio, Palamidesse, nell’episodio dove una donzella cercherà inutilmente di confortarlo.(182) E badiamo: indico soltanto i paralleli che balzano agli occhi, e in cui l’accordo abbraccia due o tre momenti successivi.(183) Ché il caso citato per ultimo è anche il solo che abbia un fiume invece della fonte, precisamente come la descrizione ariostesca.
      Al profondo meditare succedono lamenti; e suppergiù accade il medesimo in tutti i nostri esemplari,(184) toltone il caso di [83] Helys, che, come ho detto, ci dà una scena di gioia, anziché di dolore. Manco male che l’Ariosto, prendendo quasi un par di versi dall’Innamorato, non ci lascia in dubbio sul modello che a questo punto gli era più presente al pensiero. Il Boiardo aveva detto:
      Prasildo sì soave lamentava,
      E sì dolce parole al dir gli cade,
      Ch’avria spezzato un sasso di pietade.
      (I, XII, 18.)
      E il nostro Lodovico:
      Poi cominciò con suono afflitto e lassoA lamentarsi sì soavemente,
      Ch’avrebbe di pietà spezzato un sasso,
      Una tigre crudel fatta clemente.
      (I, 40.)
      Le quattro ottave del lamento (41-44) non danno più luogo a tanti riscontri. E si sarebbe potuto giurare anche a priòri: si tratta di lirica; e nella lirica le imitazioni non possono avvenire se non tra scrittori che abbiano comuni la coltura e i sentimenti. Solo le querele di Palamidesse accanto a Kahedin parrebbero aver esercitato qualche efficacia sul poeta.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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