Il confronto della buona sorte altrui colla propria miseria potrebbe aver avuto origine di là. E se Sacripante si vale d’immagini, Palamidesse ne infilza un coronino, ricorrendo tra le altre anche alla rosa, che è appunto il tema prediletto dell’amante di Angelica: «Amors, amors, a vos meismes me plain de vos, et a raison. Et quant je vois(185) bien tout regardant le vostre affaire, je voi bien tout apertement qe tout autressi(186) come l’espine qi porte la rose soefolant a l’un laisse prendre la rose, et a l’autre point jusqes au sanc; a l’un paie bien, et a l’autre mal; a l’un [84] donne pain, et a l’autre pierre: Amors, tout autressi faites vos. Car vos fetes les uns des .II. qi vos servent tous jors vivre en joie et joir de vostre service, et les autres fetes vivre en doulor et en martire.» (Trist., I, f.o 134 v.o) Questa rosa non è quella di Sacripante; ma nel lamento di costui potrebb’essersi trasformata nel frutto (st. 41), e intanto aver suscitato la ricordanza dell’elegantissima comparazione di Catullo, riprodotta dall’Ariosto con un’arte così squisita.(187) Certo non sarebbe questo il solo esempio di sostituzioni cosiffatte. E la cosa par tanto meno improbabile, se si considera che della rosa e del suo rapido avvizzire Palamidesse fa un gran discorrere anche nella seconda parte della sua parlata, in cui ribatte ed applica in senso opposto le cose dette nella prima.(188) Ma comunque poi sia, le relazioni sono qui di ben altro genere che nella narrazione; certi motivi, giunti all’orecchio, ne hanno richiamato certi altri, che per caso avevano qualche frase comune.
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