Non occorre dunque fermarsi troppo sui pensieri e i sentimenti di Sacripante, dopo che Angelica gli s’è mostrata e gli ha dato conto de’ casi suoi (st. 57-58). Certo non è un cavaliere della Tavola Rotonda che avrebbe pensato a quel modo: il proposito di non lasciar sfuggire l’occasione, e di cogliere (ripigliando la similitudine del lamento) la rosa mentre n’è il tempo, rivela di nuovo l’ispirazione classica,(191) e la filosofia alquanto epicurea dei poeti del nostro risorgimento.(192) Si [87] direbbe quasi che il Saracino avesse studiato molto a fondo l’Ars amatoria del poeta da Sulmona.(193)
Disgraziatamente sopraggiunge importuno un terzo a frastornare il disegno. Ciò avvien così spesso nelle imprese degli amanti, che non ci sarebbe neppur bisogno di andare in traccia di modelli scritti. A ogni modo, i romanzi della Tavola Rotonda contengono in grandissima copia esempi di donzelle alle quali si sta per fare onta, e che sono salvate dal sopravvenire di qualche valoroso.(194) In questi casi la violenza è un elemento indispensabile, e il liberatore suol esser tratto ad accorrere dalle grida della damigella. E la violenza sta appunto adoperando Ferraù presso l’Agostini (IX, 106), dopo aver tentato invano le lusinghe; ed Angelica piange e bestemmia: quand’ecco sopraggiungere tre cavalieri a disturbare l’impresa poco onorata.
Invece nel Mambriano, più licenzioso, Androsilla, messa parimenti alle strette, dopo aver resistito a lungo, finisce per arrendersi con viso lieto, sicché l’impedimento vien tutto dall’improvviso apparire di salvatori non più desiderati (IV, 80). Per ciò che spetta all’episodio del Furioso, Bradamante vi è troppo sollecita ad arrivare, perché si possa decidere quale [88] sarebbe stata la condotta di Angelica, se si fosse dato tempo a Sacripante di tentare ciò che aveva in animo.
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