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      Lo sconosciuto, sbarazzatosi per tal modo di loro, va oltre senza fare altre parole. Era Galaad, il cavaliere più prode e puro che mai fosse, colui che solo era degno di ritrovare il Graal e al quale era riserbata la gloria di condurre a termine le avventure a cui gli altri tutti avevan fallito; però il risaperne poi il nome, lungi dall’accrescere, scema la vergogna. Invece il rossore di Sacripante, quando [89] gli è detto che il suo abbattitore era una femmina (st. 69), ha riscontro in quello di parecchi cavalieri scavalcati da Tristano, allorché egli, pur tacendo il nome, si dice di Cornovaglia, ossia di un paese universalmente infamato per codardia. E il rossore in cotali casi è così grande, che gli abbattuti, tenendosi vituperati per sempre, fanno il maggior duolo del mondo, gittano la spada, spogliano l’armatura, e giurano di non portar arme per un certo tempo.(197) Ciò accade a Sagremor (Trist., I, f.o 42)(198), accade ad Hector (Trist., f.o 45)(199). E il romanzo a cui appartengono questi esempi ce ne ha presentato prima un altro (Trist., f.o 35 r.o), che fa ancor meglio al caso, e che, nel cap. XIII, s’avrà forte motivo di richiamare anche per la stanza 133 del canto XXIII. Da Tristano è stato abbattuto e lasciato a terra Palamidesse. Di colà dov’egli è rimasto tutto vergognoso, passa una donzella messaggera, la quale ha incontrato il vincitore e può attestare al vinto che quegli non è un cavaliere della Tavola Rotonda. Siccome Palamidesse porta due spade, non occorre di più per dar luogo agli effetti che si sono indicati per Hector e Sagremor.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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