Io so che forsi alcun si maravigliaCome Baiardo si lasciasse prendere
A Ginisbaldo, e condur per la brigliaDi bosco in bosco senza mai contendere.
Satisfar voglio a chi de ciò bisbiglia,
A ciò che non mi possano riprendereGl’invidi e mal dicenti apuntatori
De discrepantia con gli altri scrittori.
Tutti gli auttori afferman che Baiardo
Non si lasciava aprossimar persona,
Se non Rinaldo, o alcun del suo stendardo,
Il che ancho per me si canta e sona.
Pure in quel giorno l’animal gagliardoMutò natura, e fu sorte non bona;
Ché Belzabù, per far morir Rinaldo,
L’havea constretto a obedir Ginisbaldo.
(XXXI, 7-8.)
[91] Sono ottave di cui l’Ariosto parrebbe essersi rammentato nel canto II, st. 20,(203) là dove egli pure crede necessario di spiegare un’altra anomalìa nella condotta del cavallo, com’esso cioè, dopo aver fatto correre Rinaldo più giorni, d’un tratto se lo lasci montare in groppa senza opporre la minima resistenza.
La nuova apparizione di Rinaldo dà occasione al poeta (st. 78) di parlare delle fontane della selva Ardenna e dei loro portentosi effetti:(204)
D’amoroso disio l’una empie il core;
Chi bee de l’altra senza amor rimane,
E volge tutto in ghiaccio il primo ardore.
Si tratta, come si sa, d’invenzioni boiardesche; e però basterebbe, a rigore, ch’io rimandassi all’Innamorato (I, III, 32-40, II, XV, 26 e 55-63, XX, 44-5).(205) Solo dovrei avvertire che l’Ariosto, senza forse nemmeno avvedersene, ha modificato l’originale. Ché tra le sue due fonti non apparisce differenza alcuna;(206) e colà invece la fonte che disamora sgorga in un bacino d’alabastro mirabilmente adorno, mentre l’altra è riviera (st.
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