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      A quel modo che al commiato si suol collegare un preavviso, all’invocazione s’aggiunge di solito una stanza o una mezza stanza di richiamo, che serve a ricordare il punto dove s’è rimasti, e a riannodare così il racconto interrotto. Le ammonizioni agli ascoltatori, di starsene cheti e zitti, sono anch’esse comunissime in questa sede. E in verità ce n’era bisogno con un uditorio paragonabile a quello che noi vediamo radunarsi davanti alla baracca del burattinaro. Che poi ottenessero l’effetto desiderato, è lecito dubitarne.
      Questi sono gli elementi ordinarî; ma ce n’è di quelli che trovano luogo solo in qualche opera. Così nell’Orlando all’ottava d’invocazione ne segue quasi sempre una in cui si determina un’ora del giorno, un mese o una stagione dell’anno, pretendendo solitamente, per quanto si può intendere, che sia l’ora, il mese, o la stagione, in cui accade ciò che si narra.(229) Ma il processo dei fatti non s’accorda punto con questa rotazione di [100] tempi; sicché bisogna pensare che cotali stanze siano state collocate posteriormente nei posti che occupano.(230)
      Una peculiarità assai più notevole occorre a volte nel Rinaldo:(231) all’invocazione sacra s’aggiunge un pensiero morale, motivato dal racconto, e che serve a ravviarne il filo:
      Col nome di Dio ritorno al mio dire,
      A la cui posta i ciel rotando vanno,
      Chemmi dia grazia ch’i’ possa seguire,
      Che piaccia a que’ che per udirmi stanno.
      Or ritorno, singnior, come el servireA l’uomo ingrato, talor torna danno;
      Così quello Amostante provedessi


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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