Tuttavia la maggior parte delle circostanze ricordano, anziché la fuga già rammentata del terzo canto,(260) quella del libro II, canto XXI.(261) Lasciando a chi legge la cura dei confronti minuti, i quali, ne son certo, dissiperanno ogni ombra di dubbio,(262) farò solo notare l’identità della situazione. La battaglia è tra un cavaliere che scorta Angelica, e quel Rinaldo, che la donzella, per virtù dell’acqua bevuta, abborre sopra ogni cosa. Angelica è presente, non addormentata, come nel canto terzo, ma sul suo ronzino o palafreno.
Con tutto ciò anche l’altro fatto entra forse per qualche cosa nella composizione. Il nostro duello di Rinaldo e Sacripante è diviso da un messaggero (st. 15); e da una messaggera quello d’Orlando e Ferraù (I, IV, 4). Ma se il valletto entra in mezzo fra i due combattenti come Fiordispina, le cose che dice ricordano invece una scena del Tristan, la quale aveva suggerito anche al Boiardo la sua invenzione.(263) Ivi Dynadan e Gaheriet continuano a combattere per il possesso d’una damigella, che intanto se n’è ita con un suo cavaliere. Tristano, il quale ha tentato invano d’impedire la battaglia, aspetta ancora qualche tempo, per dar agio agli altri d’allontanarsi, e poi domanda un poco d’udienza: «Seignors chevaliers, por qelle qerelle vos combatez vous ensemble? - Dex aïe, dit Dynadans, ja le savez bien: nous nous combatom por celle demoiselle la. - Por qelle demoiselle? dis a lui. Et il la vouloit moustrer; mes il ne pot. Je commençai adonc a rire moult durement, et dis: Seignors, [109] seignors, se Diex me saut(264), vos vous combatez por oiseuse(265), et de ce qe n’avez mie.
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