Or sachiez qe la demoisele est ore une liue loing. Or gardez ou vos la prendroiz. Et si la conduit un tel chevalier, qi bien la cuide defendre encontre vos delz(266), se mestier estoit.» (II, f.o 121 v.o)(267) Del resto il messaggero dell’Ariosto appartiene a una categoria di esseri ben distinta da Fiordispina e da Tristano: è nientemeno che uno spirito, mandato sotto quelle forme da un perfido fraticello. Di costui e dei disegni che fa su di Angelica, si parlerà più oltre; ma intanto, quella sua opera e quel suo valletto rammentano abbastanza da vicino Draginazzo e Falsetta, evocati al medesimo modo da Malagigi nell’Innamorato, e da lui spacciati in sembianze di araldi a Rinaldo e a Gradasso, con ambasciate non meno false di quella commessa dal nostro eremita (I, V, 32).
La venuta di Rinaldo in Parigi e l’incarico affidatogli da Carlo non danno campo a ricerche.(268) Solo, in grazia di riscontri che si troveranno assai più innanzi, non è del tutto fuor di luogo il pensare, col Beni e col Nisiely, all’andata di Enea ad Evandro. Ma quando il figliuolo d’Amone, giunto al mare, vuole ad ogni patto imbarcarsi,
Contra la voluntà d’ogni nocchiero,
(II, 28)
egli si mostra parente di Rodomonte, ancor più tracotante di lui contro il vento nel suo passaggio d’Africa in Europa (Inn., II, VI, 4),(269) e similmente condotto a grave pericolo di vita da una tempesta. In questo pericolo lo lascia il nostro Lodovico; e qui lo lasceremo anche noi, per tener dietro alla sorella sua: alla prode, gentile, e innamorata Bradamante.
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