Pare tuttavia essercisi immischiato in qualche modo anche l’Agostini, il quale aveva pure narrato di Falerina, come, invaghita di Sacripante, fabbricasse per incanto un castello, affine di sottrarlo ai suoi fati, che lo portavano a morire a tradimento. L’Agostini imita il Boiardo: è troppo chiaro; ma poi l’imitatore fu imitato esso stesso. Ché par difficile, per ricordar solo il passo più conclusivo, non ammettere un rapporto tra le parole di Atlante alla sorella di Rinaldo (IV, 30), e queste di Falerina a Ruggiero e Gradasso, i quali non meno di quella hanno mandato a vuoto il suo disegno:
Basta ch’io lo campai da dura sorte,
E per lui fabricato ho ’l bel castello,
Ché a tradimento saria giunto a morteIl vago cavallier, leggiadro e bello.
Essendo prode, valoroso e forte,
Pietà mi venne di tal caso fello.(284)
(I, 67.)
Ma il castello d’Atlante ci fa correre col pensiero anche ad altre invenzioni dell’Innamorato: al lago di Morgana (II, VII, 36), al fiume del Riso (II, XXXI, 45, III, VII, 6), alla fontana della Fata (III, I, 20). E da altri romanzi potrei citare descrizioni a iosa. Mi contenterò di segnalarne due nella nostra Tavola Ritonda: la Dolorosa Guardia e il Palagio del Grande [114] Disio; quest’ultimo specialmente opportuno per noi, perché ancor esso costrutto per opera di magia, e coll’intento di sequestrarvi una persona amata.(285)
Due novità colle quali facciamo conoscenza la prima volta nel racconto di Pinabello, sono l’Ippogrifo e lo scudo che abbarbaglia. Novità, ben s’intende, in un senso molto relativo.
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