(369) La causa sta nella mitologia pagana, che rese superflua l’introduzione della cristiana. Merlino stesso, quantunque, secondo la versione dei romanzi, generato da un demonio, non si vede mai tracciar cerchi per terra né scongiurare l’abisso. E similmente non ricorre a cotali arti la Dama del Lago, non Viviana o Niniana che abbia a dirsi,(370) non Morgana, figure spesso confuse nei romanzi, sebbene diverse in origine.(371) Tra di esse, può ben paragonarsi con Melissa la prima, per la vigile protezione che esercita su Lancilotto, ed il favore che concede agli amori suoi con Ginevra. Ma dove Melissa fa all’anonimo ospite di Rinaldo il dono funesto della coppa incantata (XLIII, 28), essa è Morgana, né più né meno. Così vediamo riunite in una stessa [132] persona la fata buona e la malvagia; i contrarî si conciliano, o piuttosto si confondono. Non è, a dir vero, da lodarne il poeta; ma anche di qui si può scorgere quanta attenzione occorra per distinguere gli elementi dei nostri romanzi. Poiché in Melissa, oltre alle due specie di fate, c’è, come s’è detto or ora, il negromante. Morgana, la Dama del Lago, Malagigi, si riassumono in lei, e la lasciano erede delle loro facoltà. La fusione del ciclo brettone col carolingio non è meno vera per l’elemento meraviglioso che per gli altri.
Non amo abbondare in riscontri, che traggano fuor di strada, anziché ravviare. Tuttavia ricorderò, come analoga a quella di Melissa nel Furioso, la parte di Urganda la Desconocida nell’Amadís.(372) Ma non vedo ragioni sufficienti per pensare qui a relazioni dirette; la somiglianza è spiegata esuberantemente dai rapporti dell’Amadís e del Furioso col ciclo brettone.
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