Melissa espone a Bradamante come questa sia la grotta di Merlino (III, 10). Siamo dunque al solito accoppiamento; il gran divinatore del ciclo d’Artù estende la sua giurisdizione anche su quello di Carlo.
Nel parlare di lui l’Ariosto si attiene alla Historia o Vita di Merlino in prosa italiana, che già più volte aveva visto la luce per le stampe.(373) Di lì viene che la grotta contenga la tomba del mago; di lì (l. III, cap. 100) il dire la grotta edificata da lui;(374) di lì (IV, 18-19) il modo com’egli si lasciò ingannare dalla Donna del Lago;(375) di lì il fare che nella chiusa tomba alberghi lo spirito diviso dalla carne corrotta (IV, 21, 23, 25 [133] rubr., VI, 2 sgg.) e v’abbia a dimorare fino al giorno del giudizio;(376) di lì (IV, 21, 22, 25 rubr., 26, VI, 2 sgg.) ch’egli continui a dar risposta a coloro che accorrono a consultarlo;(377) di lì (VI, 3), par bene, la spontanea allocuzione di Merlino a Bradamante;(378) di lì (III, 101), tanto o quanto, anche la maniera come la grotta è illuminata,(379) di lì (IV, 25 rubr., 26, VI, 2, 4, ecc.) perfino il nome di «cimiterio» (st. 12) dato a questo luogo. Tra il quale e la caverna dei Bruns viene a prodursi una contaminazione ben naturale; giacché tra le due c’è un’analogia non lieve, e in qualche parte singolare addirittura.(380)
Dallo spirito di Merlino, che parla dalla tomba (III, 16), Bradamante si sente predire le sorti della sua schiatta, ossia della stirpe Estense. Pur troppo qui si passa ad una parte, di cui il poema farebbe a meno con molto vantaggio.
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