(386) Essi appariscono a noi primamente nella [136] leggenda di Attila in prosa francese di un codice marciano;(387) ma questa leggenda è indubbiamente mero compendio di una narrazione più ampia.(388) E ad Acarino vien poi ad essere dato un padre per nome Foresto, le prodezze del quale nelle prime fasi della guerra stessa non son piccola parte nel noto poema, composto alla metà del secolo XIV, di Nicola da Casola. Il poema servì non poco a propagare le fiabe; le quali continuarono ad essere accolte da cronisti e da storici(389) - storici di corte, pur troppo - fino a che non ne fece giustizia la critica del Muratori.(390)
Sennonché nel quattrocento correva anche un’altra opinione più modesta, che si contentava, a quanto sembra, di ritrovare gli Estensi intorno al secolo IX. Essa faceva la famiglia di origine francese, estratta di casa reale. Non so se questa credenza esercitasse efficacia sul Boiardo, e gli suggerisse l’idea di collegare i suoi signori con nomi gloriosi del ciclo di Carlo Magno. O forse ci fu anche l’intendimento di mascherare una diceria tutt’altro che lusinghiera? Poiché, già sul principio del trecento vediamo gli Estensi in voce di discendere da uno dei personaggi più notorî tra quelli che si schierano dattorno al grande imperatore. Ciò si impara dal libro curiosissimo che Giovanni di Non scrisse circa il 1325 sulle famiglie padovane:(391) «Fertur comuniter quod hii nobiles marchiones fuerunt de progenie Heuganei proditoris. Et fulget in clipeis suis aquila alba in colore lazuro, que revera deberet esse unus falchio; set pictores reduxerunt ipsum in formam unius aquile, ut fertur.
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