Il discorso di Merlino a Bradamante non è che una specie di prologo. La commedia vien poi, quando Melissa fa passare sotto gli occhi della sua protetta i simulacri dei discendenti (st. 21). Le cerimonie dell’evocazione, il cerchio tracciato per terra, l’affollarcisi attorno degli spiriti, non hanno bisogno d’esser ricondotti ad origini determinate. Son tutte cose che nei tempi del poeta, per una parte si praticavano, e per il resto si narravano come vere, e si credevano anche da persone nient’affatto idiote. Ha bensì una fonte letteraria la rassegna [138] delle ombre. Non ci vuol molto per ravvisarci l’imitazione di un episodio famoso dell’Eneide:(394) Anchise che nell’Averno viene indicando al figliuolo gli spiriti più insigni che illustreranno Roma ed il suo sangue (VI, 751). L’autore nostro, oltreché dell’idea generale, ha approfittato anche di alcuni particolari.(395) È abbastanza ingegnoso l’espediente usato da Lodovico in sostituzione della metempsicosi, la quale avrebbe potuto procurare al poeta un’occasione poco ambita di conoscere troppo da vicino il padre inquisitore. Alle anime surroga demonî, costretti a prendere per un momento le sembianze dei futuri nepoti.
Queste poche osservazioni bastano per farci trovare verso la fine del canto; ché le 39 stanze (24-62) sprecate per celebrare gente la maggior parte oscura, e spesso meritevole di ben altro che lode, possono qui fare a meno di un esame minuto. Si sarebbe bensì tentati d’indagare, quali opere servissero all’Ariosto di fonti storiche; ma c’è un gran rischio che all’indagine sia sbarrata la via dalla perdita di molti dei manoscritti di Pellegrino Prisciano, archivista di Ercole I,(396) ossia dell’autore a cui è verosimile ch’egli ricorresse in particolar modo.
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