Sicché, tanto per non presentarmi colle mani vuote del tutto, mi permetto di menzionare, come mera analogia, le cento principesse rapite da Angâraka, in un racconto del Kathâ-sarit-sâgara,(412) affinché servano di compagnia alla sua figliuola Angâravatî, in una dimora anch’essa meravigliosa, quale č la nostra.
Il castello distrutto (IV. 38) non rammenta a me solo il subitaneo scomparire delle opere d’incanto di Falerina (Inn., II, V, 13)(413) e di Dragontina (Ib., I, XIV, 47).(414) E lŕ dove scompare il giardino di quest’ultima, resta, come qui, all’aria aperta una schiera numerosa di prigionieri.(415) Del resto, il modo come l’incanto č distrutto ha somiglianza con un episodio del Perceforest, nel quale č per l’appunto in giuoco anche l’anello che preserva dalle illusioni dei fattucchieri. Gadisfer, penetrato in un castello invisibile ad ogni altro, vede sospesa, come gli č stato detto, «au meillieu de la sale la geole(416) de fer pleine de [142] ampoules de voires et de plusieurs malefices qui destourboient a veoir le chastel par enchantemens. Alors il haulce la lance et fiert parmi la geole tant fort qu’il la rompit, et les feoles et les sorceries qui y estoient, et de faict cheürent en la salle par terre. Ce fait, l’enchantement qui estoit a l’entour du chastel perdit sa force, si que tous ceulx qui estoient a l’environ le povoient veoir comme ung autre.»(417) A un rapporto diretto non credo sia qui da pensare; l’affinitŕ dovrŕ al piů trovare spiegazione in qualche antenato comune.
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