Invece nell’Innamorato, codeste fila, non solo s’accostano, ma s’intrecciano siffattamente, che a certi punti l’autore se le ritrova tutte raccolte in mano, e così disposte, da formare una tela. Storicamente questa mescolanza di unità e moltiplicità trova la sua ragione nell’accoppiamento del ciclo brettone col carolingio; ma avesse pur anche preso a rimare il Lancilotto o l’Inchiesta del Sangradale, il Conte di Scandiano avrebbe senza dubbio operato press’a poco alla stessa maniera. Libero da pregiudizi, egli era pur sempre un vero artista, che sapeva scorgere nettamente, e fedelmente osservare, le leggi intrinseche del bello.
Nel frazionamento s’introduce dunque per questo verso un criterio d’arte. Per un’altra via se ne intromette un altro ancora, non meno meritevole di osservazione. I romanzieri antecedenti, quanti erano stati, e francesi e italiani, avevano sempre scelto per interrompere la narrazione i punti dove l’azione aveva una sosta e l’interesse s’era raffreddato. È questo un sistema suggerito dalla stessa natura, né c’è bisogno d’un maestro che lo insegni. Eppure il Boiardo non lo segue. Egli suole passare ad un nuovo soggetto appunto dopo aver destato e stuzzicato la nostra curiosità. Ha detto, per esempio, di Rinaldo, e raccontato per intero l’avventura di Rocca Crudele? Parrebbe questo il momento opportuno per lasciar cadere il soggetto; una parte del racconto è terminata, Rinaldo è uscito salvo da tremendi pericoli, e poco c’importa oramai di sapere che cosa gli sia accaduto in appresso.
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