Sennonché una selva di questo nome non occorre nei romanzi francesi del ciclo brettone, e nulla è meno esatto di quelle parole,
Gran cose in essa già fece Tristano,
Lancilotto, Galasso, Artù e Galvano,
Ed altri cavallieri e de la nuovaE de la vecchia Tavola famosi.(424)
(IV, 53.)
Le foreste avventurose, in cui gli Erranti incontrarono tanti strani casi e fecero cotante meraviglie di valore, si chiamano Broceliande, Brequehan, Darnantes. Della selva Caledonia saprà ottimamente dar conto la gente ammaestrata nelle scuole, ma si chiederebbe inutilmente a Galvano e a Lancilotto. La [147] selva Caledonia è bensì la dimora consueta di Merlino nel poemetto in esametri che della vita di lui ci dà una versione assai diversa da quella dei romanzi, ancorché non rimasta, pare, senza efficacia sopra di essi.(425)
Il fatto sta che abbiamo qui pure in giuoco la solita tendenza dell’Ariosto di ravvicinare il romanzo al mondo classico. Sotto il none di Caledonia si nasconde appunto la selva di Darnantes, o Danantres, e questo arrivo di Rinaldo è trasformazione di un arrivo di Tristano nel libro che da lui si chiama. Il nipote di re Marco ha fatto lunga dimora nella Piccola Brettagna, e vi ha sposato Isotta dalle Bianche mani, la gentile figliuola del re Hoel: nozze d’apparenza, che lasciano qual era l’innocente e innamorata fanciulla, e la rendono dame semplicemente di nome. Alla fine una lettera dell’altra Isotta decide Tristano a tornarsene in Cornovaglia, sicché egli si mette in mare, col suo fido Governal e col cognato Kahedin.
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