Il lettore temerà che Carmesina perda il diritto di farsi chiamare fanciulla. Ciò infatti sta per accadere; ma la donzella tanto prega l’amante, ch’egli si contenta di baci e carezze, con grande scandalo della [151] cameriera, quando lo risà l’indomani. Una seconda volta sarà egli altrettanto continente? - Manca l’agio di farne la prova. Reposada, una tra le dame della principessa, vedova e svergognatamente lasciva, ha concepito anch’essa una passione violenta per Tirante. L’amore ch’egli porta a Carmesina non le lascia speranza; convien dunque toglier di mezzo l’ostacolo. Astuta e perfida, Reposada parla in segreto col cavaliere e gli spiffera una dichiarazione. Del suo affetto promette di dargli una prova segnalata: egli non ha che ad andare con lei dopo le diciotto ore. Indottolo ad accettare questo accordo, all’ora convenuta lo conduce in casa d’una vecchia, dentro una camera che ha una finestra sul giardino di corte. La finestra è assai alta da terra; perché senza doverci salire si possa vedere nel giardino, e non veder troppo, la vedova ha ordinato un congegno di due grandi specchi, che riflettono l’uno nell’altro ciò che accade al di fuori. Lasciato Tirante in osservazione, l’astuta femmina va alla principessa, che si sta riposando di due notti vegliate, e l’induce, come fosse volere del padre e consiglio dei medici, a levarsi dal letto. Sotto pretesto di scacciare il sonno, la fa discendere nel giardino, per trastullarvisi con giuochi e con maschere. Non le costa poi nulla l’indurre Placerdemivida, un vero demonietto di vivacità e buonumore, a indossare un abito maschile, che la faccia parere l’ortolano: un brutto negro, che, per dare esecuzione al suo disegno, Reposada ha saputo accortamente allontanare.
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