Allora Tirante, che a dispetto del creduto tradimento non ha potuto cessare di amarla, cade anch’egli a terra, e si spezza una gamba. Trasportato al suo letto, corre gran pericolo di vita. Risanato alla fine, fa allestire una galea, e da quella soltanto manda a significare la sua partenza all’imperatore. Saputo di ciò, Carmesina, già meravigliata per il contegno tenuto dal giovine verso di lei negli ultimi tempi, giunge al colmo dello stupore, e commette a Placerdemivida di andare alla nave. Costei è sollecita ad obbedire; e venuta sul legno, ha col giovane un colloquio, che mette in chiaro tutto l’imbroglio. Ora Tirante s’accorge dell’ingiuria fatta da lui all’amata donna e riconosce d’avere gran bisogno di perdono. Ma un vento impetuoso allontana la galea dalla spiaggia, e la guida a suo capriccio. Così il cavaliere va ad incontrare nuove avventure in paesi remoti, finché poi, dopo molti casi, ritorna, e con letizia universale fa sua sposa la principessa.
Senza discendere alla considerazione minuta delle mutazioni introdotte dall’Ariosto, così gravi da cambiar faccia al racconto, non posso astenermi dall’avvertire che la parte odiosa è rappresentata nel Tirante da una femmina, nel Furioso invece da un uomo. Il sesso debole ha proprio assai da lodarsi di messer Lodovico, sicché, se alla sua volta non gli si fosse mostrato benevolo, ci sarebbe gran ragione di piangere sull’ingratitudine umana. L’obbligo appare tanto maggiore, quando [153] si consideri la figliolanza uscita da questo episodio di Ariodante e Ginevra.
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