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      Di regola si collocano, e per buone ragioni, lontan lontano, di là dai mari, lungi dal consorzio umano; si popolano di semidei, di spiriti, di fate, di esseri in qualunque modo superiori alla nostra condizione presente. L’immagine resta dappertutto la stessa: è questa nostra medesima terra, purificata dai mali e dalle imperfezioni, arricchita, senza limiti di tempo e di spazio, dei beni che l’adornano fugacemente e solo qua e là. Quindi non nevi, non piogge; fiori e frutti in ogni parte; una perpetua primavera e un perpetuo autunno.
      Anche nei romanzi cavallereschi fantasie cosiffatte s’incontrano spesso. Perfino nel ciclo di Carlo Magno sono riuscite a introdursi; e se ne arricchiscono i casi di certi eroi prediletti. A un soggiorno incantato è tratto Rinoardo nella Bataille Loquifer, Uggeri il Danese nel tardo rifacimento in versi alessandrini, che prese a rifoggiare tutte le sue vicende.(485) Rinoardo [166] vi dimora quindici giorni soltanto; ma Uggeri vi trascorre una seconda esistenza di ben dugento anni. Quel soggiorno è l’isola stessa di Avalona; vi signoreggia Morgana; ivi incontriamo Artù; ossia, in altre parole, non si tratta neppure di un’imitazione, bensì addirittura del trasporto di un lembo del ciclo brettone.(486) Ché il ciclo brettone è la vera e propria sede di queste immaginazioni. Lì esse s’impongono anche ai prosatori, tanto meno liberi e arditi nel loro fantasticare. Tuttavia per questi diventano per lo più luoghi d’imprigionamento, seduzioni di incantatori.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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